Come si diventa Imagineer?

In questo articolo, Sergio Paludetti, cercherà di rispondere alla domanda principe che ogni amante dei parchi a tema si è fatto almeno una volta nella vita.

Scuole per parchi a tema, di Sergio Paludetti

La formazione è tutto e bisogna già partire dalle scuole superiori e decidere quale sarà la strada da perseguire nell’ambito dei parchi a tema. Durante la terza media non è facile scegliere l’indirizzo di studio che un giorno porterà a raggiungere i propri obbiettivi, perché proprio questa idea potrebbe nascere nell’individuo molti anni dopo.

Partendo dal presupposto che, allo stato attuale, non sussistono indirizzi di studio dedicati alla progettazione dell’ambito parchi a tema in Italia, si può dire, però, che esistono differenti tipi di percorsi di studio per arrivare, un giorno, a lavorare nel settore del leisure. Dunque, come approfondire le materie artistiche e di progettazione come architettura, scenografia, o design, dal momento che non esiste un indirizzo specifico nel nostro Paese. Da dove partire?

Lo studio per aprire la mente

«Io devo studiare sodo e preparare me stesso perché prima o poi verrà il mio momento». Questa celebre frase di Abraham Lincoln apre un capitolo interessante sullo studio e la formazione, concetti necessari, al fine di poter svolgere qualsiasi mestiere, più in particolare in un ambito artistico. Molto probabilmente, non si finirà per studiare le scenografie di Tony Baxter (storico Imagineer Disney), ma sicuramente si studieranno le architetture di Le Corbusier, le scenografie di Adolphe Appia o i prodotti di Enzo Mari. Ed è proprio studiando la storia, ciò che è già stato creato, ad aprire la mente a sconfinati universi. Ma perché studiare una materia che all’apparenza sembra non avere alcuna attinenza con l’argomento di interesse?

Tony Baxter
Tony Baxter storico Disney Imagineering

Treccani definisce lo studio come: l’«applicazione volta all’apprendimento di quanto è stato sperimentato da altri in un ramo dello scibile, in un’arte, in un’attività pratica, allo scopo di fare proprie tali esperienze, ed eventualmente superarle, proponendo soluzioni nuove nel campo teorico o pratico». Il processo di formazione personale non è veloce, è in continua evoluzione e ha bisogno di tempo per arricchirsi e per completarsi. Chi è stato educato a saper apprezzare la realtà e la sua bellezza ha saputo nutrire quel seme e grazie allo studio può farlo crescere e germogliare.

La conoscenza al servizio della progettazione

Un’attenta conoscenza della materia permette di conoscere ciò che è già stato fatto, emularlo, migliorarlo o addirittura creare qualcosa di nuovo. Si prenda ad esempio un architetto, viene impensabile immaginare che questo mestiere si possa fare leggendo libri o seguendo tutorial online.

Questa disciplina, come tante altre, ha bisogno di un lento processo di formazione e di pratica, cosicché la progettazione di un edificio non risulti solamente bello, ma funzionale, stabile e costruibile. Ciò che vale per l’architetto vale anche per i progettisti di parchi a tema.

Se un committente richiede di progettare un’area tematica con le sue attrazioni e i suoi edifici tra la fine del Ottocento e gli inizi del Novecento, bisogna che si conoscano i moti artistici del periodo, come venivano progettati ristoranti, teatri e palazzi, come erano le grafiche in quel periodo, quale materiale era prediletto.

Allora sapremo che il periodo era contrassegnato da uno stile floreale o Liberty, che la curva sinuosa si trova in tutto dalle grafiche di Alphonse Mucha fino agli interni di Ernesto Basile e alle fatiscenti entrate della metropolitana di Hector Guimard e che il materiale prediletto era il ferro.

Lo stesso discorso riguarda sia che si voglia progettare un’area medievale, piratesca o fantascientifica. Avere un bagaglio di conoscenze pregresse e trasmesse dalla scuola permette al progettista di parchi a tema di lavorare al meglio e in maniera più efficace.

Il medesimo concetto vale anche nella progettazione di oggetti d’uso o di scenografie. Difatti, se lo studente si trova a confrontarsi con un professore, come fosse un committente, si troverà a migliorare il processo di ideazione, di presentazione e di fruibilità dello stesso.

Rappresentare le proprie idee è utile nel confronto con altri individui, lo studio e le critiche migliorano il risultato e trasformano il soggetto da amatore a progettista.

Entrata della metro di Parigi di Hector Guimard e sua trasposizione nel padiglione francese ad EPCOT

Il percorso da scegliere

Nella scuola italiana l’Istituto che più si avvicina al tipo di mestiere del progettista di parchi a tema è sicuramente un Liceo Artistico, per poi proseguire nella carriera frequentando l’Accademia di Belle Arti, se però si vuole intraprendere un percorso più tecnico per arrivare architettura o design industriale, conviene avere nozioni di matematica e fisica, e quindi passare per un Istituto medio superiore con indirizzo tecnico o scientifico.

I cinque anni di formazione, durante la scuola superiore, sono un periodo di forti cambiamenti molto rilevanti al fine di caratterizzare al meglio la personalità dell’individuo e le sue skill, una mente aperta e creativa sicuramente renderà questo processo molto più agevole.

La creatività

Molti si chiederanno come sviluppare la creatività e la risposta è quanto detto sopra: attraverso lo studio. Vincent Van Gogh diceva: «Non soffocare la tua ispirazione e la tua immaginazione, non diventare lo schiavo del tuo modello». Una possibile interpretazione delle parole del pittore olandese è un invito a non usare un modello prestabilito, ma ad aprire la mente e con gli strumenti giusti sviluppare la propria creatività.

Per quanto riguarda questo difficile argomento, che approfondiremo in un’altra occasione, ci sono molti libri, che aiutano più o meno il pensiero a indirizzarsi, come Da cosa nasce cosa di Bruno Munari o Un libro stravagante. L’ennesimo sulla creatività di Francesco Schianchi. Non c’è una guida pratica su come sviluppare la creatività, ma esistono dei mezzi che aiutano così come Disegnare con la parte destra del cervello di Betty Edwards.

Bruno Munari

Dopo i cinque anni di formazione dovreste aver sviluppato le conoscenze basilari per intraprendere una carriera universitaria. Di base potremo dividere in due macro-gruppi: l’Università e l’Accademia di Belle Arti. Gli indirizzi di studio a loro volta si possono suddividere in Architettura e design industriale e Scenografia, Progettazione artistica per l’impresa e Nuove tecnologie per l’arte.

Studio e approfondimenti

Da esperienze personali, ciò che è stato notato è che negli Istituti di formazione, accademia o università che sia, non viene insegnato in maniera precisa a disegnare, scolpire, o costruire, ma sono più concettuali, l’apertura mentale che crea una moodboard e reference. Lo studio rimane molto importante e anche la pratica da soli. Bisogna essere intraprendenti.

Parlando con Valentino Ceol, studente del terzo anno di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Verona, abbiamo notato che, nonostante i differenti percorsi di studi intrapresi, ci accomunasse il medesimo obiettivo, progettare parchi a tema.

Nelle nostre accademie di provenienza, l’insegnamento non era adeguato alle nostre aspettative, ciononostante, quando si intraprendono questi percorsi bisogna essere capaci di assimilare ogni informazione, insegnamento e pratica.

Le opportunità sono poche, bisogna essere caparbi. Quello che abbiamo fatto è stato studiare e approfondire ogni argomento, fare tesoro di ogni informazione o pratica data da un professore e cercare sempre il maggior numero di informazioni possibili sulla progettazione dei parchi.

Questa intraprendenza legata a una corretta formazione permetterà agli studenti delle scuole di arrivare ottenere i propri obiettivi e così creare quella cultura che troppo spesso è sottovalutata.

Aula scenografia

Da notare che gli unici percorsi di studi che sono stati trovati nel nostro Paese, in merito all’aspetto commerciale, marketing e di managment, sono tenuti dal prof. Massimiliano Freddi, Docente presso la IULM di Milano, tra i quali: Theme Park and Attractions Managment, Attractions & Experiences Marketing Lab e Operations and Marketing of Leisure Destinations, Attractions and Parks.

Altra realtà è quella del Dott. Maurizio Crisanti del Master Lingue, Comunicazione Interculturale e Management del Turismo presso l’Università degli Studi Roma Tre dove viene analizzato il marketing nei parchi di divertimento, basato sul caso di Walt Disney, nei quali il prodotto è l’esperienza.  

Questi corsi, che fanno parte di lauree triennali, magistrali e master, sono strettamente legati all’ambito turistico quindi, qualora voleste approfondire questo argomento, vi invito a trovare i riferimenti dei professori o delle università online, per conoscere anche questo aspetto legato ai parchi a tema.

Bibliografia e sitografia

Bruno Munari, Da cosa nasce cosa, Editori Laterza, Bari 2021

Francesco Schianchi, Un libro stravagante l’ennesimo sulla creatività, Libraccio Editore, Milano 2017

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7 commenti su “Come si diventa Imagineer?”

  1. Bellissimo articolo, sinceramente lo ho trovato molto interessante e soprattutto non banale. Forse tornando indietro prenderei altre scelte dopo aver letto questo articolo, e sono sicura che sia molto utile per chi, non essendoci un indirizzo specifico, non sa dove sbattere la testa 😅

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  2. Articolo interessante e di sicura ispirazione per le giovani anime che ancora non sanno quale strada intraprendere ma hanno nel cuore i parchi divertimento a tema.

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  3. È piuttosto facile, sin dalle prime righe, lasciarsi ispirare da queste parole. Sia per la grandissima passione per i parchi a tema che traspare, sia per la pervicacia nel voler approfondire, studiare, ricercare, nell’intento di padroneggiare, nel migliore dei modi, i segreti di questo lavoro.
    È altrettanto importante e apprezzabile che si cerchi di far capire ai giovani l’importanza della preparazione, in una società in cui sembra aver perso peso.
    Articolo splendido!!!!

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  4. Grazie Sergio per l’opportunità! Spero di esser stato d’aiuto a molti giovani appassionati che vogliono entrare a far parte di questo fantastico mondo!

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  5. Interessante articolo sui parchi a tema. Non avrei mai immaginato, che dietro a un parco, dove ti rechi per ridere, svagarti e…perché no, anche un po’ sognare, ci fosse un lavoro così meticoloso, lungo e ingegnoso. Non avrei neanche mai pensato che per costruire un parco, ci volesse uno studio così minuzioso, una scuola apposita, insomma… un lavoro così “serio”. D’ora in avanti, entrerò in questi parchi in punta di piedi con devozione e rispetto. Grazie per questa introduzione al mondo dei parchi a tema e per avermi fatto comprendere che dietro a tutto questo c’è un mondo intero che vive lavora studia.

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  6. Questo non é solo un bellissimo articolo, ma un importante saggio che ci fa comprendere meglio gli aspetti fondamentali dell’artigianato. In ogni percorso di studi e lavoro é necessario approfondire la storia e la scienza che lo caratterizza. Abbiamo spesso uno sguardo superficiale sui lavori artistici, e dimentichiamo la dedizione necessaria per diventare esperti di questi settori. Una volta la bottega insegnava un mestiere, credo che sia vantaggioso approfondire il lavoro anche al giorno d’oggi. É bene che vengano valorizzate e aperti dei percorsi specializzanti. Grazie Sergio per questa condivisione.

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  7. Dalle parole di questo giovane artista, si evincono sia la passione per il mondo dei parchi a tema, sia la dedizione al lavoro e all’impegno costante, sia l’attenzione anche alle piccole cose, sia l’intelligenza di combinare le tre cose in modo da lasciare una testimonianza veritiera e concreta. Chi entra in un parco a tema, ci entra per sognare di stare in un mondo diverso, magico, felice: la consapevolezza che qualcuno ha sognato tutto questo per primo ed è riuscito con duro lavoro e determinazione a portarlo in vita è un dono. Spero che le giovani generazioni di artisti e semplicemente di appassionati sognatori abbiano modo di leggere questo saggio, un “sentiero di mattoni gialli” che può indirizzare la strada verso quella che potrebbe essere la propria città di smeraldo del futuro.

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