Il graphic designer nei parchi a tema

La storia di Luca Bezzi: studente, professionista e poi docente

Per i trent’anni di Mirabilandia

di Sergio Paludetti

«L’arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze passate, aggiunta di esperienze nuove, nelle forma, nel contenuto, nella materia, nella tecnica, nei mezzi.». Bruno Munari

L’artista milanese delle Forchette parlanti ha descritto perfettamente il concetto centrale di questo articolo. L’obiettivo è quello di ispirare le nuove generazioni ad affrontare una futura carriera lavorativa nel mondo della progettazione dei parchi a tema. Questo articolo esce in occasione dei trent’anni di Mirabilandia e ha concentrato la sua ricerca su una delle figure chiave del parco ravvenate: lo scenografo che ha progettato l’attrazione Katun di Mirabilandia, Luca Bezzi.

Il vecchio terribile
Il vecchio terribile

Luca Bezzi è come si definisce lui un “graficoltore”, un coltivatore diretto di creatività, per meglio dire. La sua azienda, Luke ArtWorks, con sede a Ravenna, rappresenta una realtà forte sul territorio ed è consulente grafico per diverse aziende. Ma cosa fa nello specifico un grafico, o meglio, un graphic designer? Crea oggetti visivi, principalmente per essere stampati, pubblicati o trasmessi, allo scopo di comunicare un messaggio al pubblico nel modo più semplice ed efficace, tramite il testo e le immagini. Loghi, cataloghi, dépliant, packaging, locandine sono solo alcune delle cose di cui si occupa un graphic designer e alcuni, come in questo caso, sono anche ottimi illustratori.

La carriera di Luca Bezzi è stata contornata da esperienze lavorative differenti, partendo da una tipografia fino ad arrivare in un giovane parco, Mirabilandia, per il quale ha lavorato dal 1997 al 2001. Da allora, la sua passione per l’arte dei parchi a tema non si è mai arrestata.

«Non ho mai smesso di disegnare e contemporaneamente di lavorare anche per il mondo dei parchi tematici.».

Luca Bezzi ci racconta su Parks & Fun la sua vita e la sua carriera che l’ha portato oggi ad essere un progettista di parchi a tema.

Luca Bezzi al Parco di Pinocchio - Collodi
Luca Bezzi al Parco di Pinocchio – Collodi

Cosa spinge un bambino a scegliere la matita piuttosto che il pallone?

Mia madre mi ha sempre raccontato che quando avevo pochi mesi, non camminavo ancora, mi misero in mano un fumetto di Topolino, ma in modo distratto. Me lo diedero girato a testa in giù e istintivamente lo raddrizzai. Provarono la cosa più volte e io sempre lo raddrizzavo dal verso giusto. Quello fu il primo incontro folgorante con Disney, lì capii inconsciamente che cosa avrei fatto da grande. Crescendo, disegnai tanti personaggi di casa Disney e non solo, sono arrivati i robot degli anni Ottanta, da Go Nagai a Ken Ishikawa. Ci fu un’ondata di fantascienza e di anime che coinvolse e cambiò un’intera generazione e io non potevo non essere rapito dalla cultura nipponica. Giravo con il mio quadernetto e mi inventavo robot e astronavi, che poi ricostruivo anche con i LEGO. Fu in quel periodo che maturai l’intenzione di diventare disegnatore di fumetti. Crescendo cambiai un po’ l’obiettivo, anche se ho sempre portato con me l’amore per l’arte, il sogno e l’avventura.

In quegli anni nacque anche la mia passione per i parchi a tema. Ricordo che da piccolo andai a Collodi al Parco di Pinocchio, dove tutto mi sembrava enorme e fantastico. Poi scoprii e apprezzai Gardaland, anche se purtroppo da Ravenna era un po’ lontano. Così, nel 1991, pensarono di farmi un regalo a due passi da casa: Mirabilandia!

Luca Bezzi e amici a Mirabilandia, 1992
Luca Bezzi e amici a Mirabilandia, 1992

Quale percorso di studi hai svolto?

Sono stato molto focalizzato sull’esprimere il mio lato creativo, per cui ho scelto istintivamente il Liceo artistico, che mi ha dato tanto, sia dal punto di vista tecnico ma anche nella gestione dei vari strumenti, nel rapporto con il colore e con la costruzione dell’immagine. Successivamente ho frequentato l’Accademia di Belle Arti. I primi due anni a Bologna, e gli ultimi due a Ravenna. Allora si facevano ancora quattro anni. Sono stati anni intensi e ricchi di creatività, forse più selvaggi, liberi e formativi proprio per la libertà espressiva che hanno rappresentato. Nel frattempo, ho frequentato anche un corso di due anni a Firenze di illustrazione editoriale, che mi è stato utile per imparare a raccontare storie in poche immagini.

Luca Bezzi con alcuni colleghi in Accademia
Luca Bezzi con alcuni colleghi in Accademia

Quali sono state le tue prime esperienze lavorative?

Il mio primo lavoro è stato in una tipografia, in fotocomposizione, per creare in digitale quello che poi veniva trasferito su lastra e poi su carta. Che meraviglia! Non capivo granché di quello che facevo all’inizio, però grazie alla curiosità e alla fiducia che hanno nutrito i titolari in me, in breve sono riuscito a entrare maggiormente nelle dinamiche aziendali. Devo molto a loro quello che sono oggi, ossia un grafico consapevole di quanto sia importante preparare bene il lavoro affinché gli stampatori possano sempre lavorare al meglio.

Progetto per civetta per la Locanda del Faro, Mirabilandia
Progetto per civetta per la Locanda del Faro, Mirabilandia

Come sei arrivato a Mirabilandia? Di cosa ti sei occupato nello specifico?

Sono saltato su un treno di quelli che passano poche volte. Stavo finendo il servizio civile e mi hanno detto che Mirabilandia stava cercando un grafico. Inviai il mio curriculum. Dopo pochi giorni, un colloquio: sono stato assunto. Una magia, un sogno che ho iniziato a capire e ad apprezzare proprio mentre lavoravo lì. Ho imparato quanto lavoro e studio ci siano dietro alla gestione di un parco a tema e, mettendolo in pratica, ho scoperto quanto mi piacesse.

Appena arrivato mi hanno affidato dei lavori di grafica tradizionale, molto simili a quelli che ero solito svolgere in tipografia: libretti, pieghevoli, cartelli segnaletici. Poi, un giorno, dovevamo fare una grafica per una civetta, uno di quei cartelli a cavalletto che si usano anche nelle edicole e nei bar, per la Locanda del Faro. Il locale era appena stato tematizzato in stile pirata e a me è venuto spontaneo disegnare tutta la civetta, con uno studio del materiale, dell’immagine e della grafica, nello stile della locanda stessa. Nessuno me l’ha chiesto ma io l’ho fatto comunque. Sentivo che era la cosa giusta. La direzione del parco, dopo aver visto il risultato finale, ha capito il mio potenziale. Mi hanno messo in mano gli style sheet di Mike e Otto, le mascotte del parco. Quella esperienza sarebbe poi culminata con il concept design della Città di Sian Ka’an e della nuova attrazione Katun, un inverted coaster della B&M.

Concept vari per Città di Sian Ka’an e di Katun, Mirabilandia
Concept vari per Città di Sian Ka’an e di Katun, Mirabilandia
Concept vari per Città di Sian Ka’an e di Katun, Mirabilandia
Concept vari per Città di Sian Ka’an e di Katun, Mirabilandia
Concept vari per Città di Sian Ka’an e di Katun, Mirabilandia
Concept vari per Città di Sian Ka’an e di Katun, Mirabilandia
Concept vari per Città di Sian Ka’an e di Katun, Mirabilandia
Concept vari per Città di Sian Ka’an e di Katun, Mirabilandia

Parlaci meglio della Città di Sian Ka’an e di Katun…

Il progetto che occupa attualmente una land intera ha previsto la creazione di una vera e propria città: la città di Sian Ka’an. Il nome esiste veramente e significa “Porta del cielo”. Il tracciato di Katun, nei progetti a computer, ha fatto il giro del parco un paio di volte prima di stabilirsi dove si trova attualmente. Una volta scelta la sede, abbiamo definito quale sarebbe stato l’ingresso, che doveva essere imponente. Per questo, ho individuato la porta che si trova a Labnà, perfetta come reference. Si doveva oltrepassare la perimetrale del parco senza far vedere che la si stava scavalcando. Quindi, ideai una scalinata che portava in un tempio crollato, la cui architettura è ispirata ai templi di Uxmal. Si arriva così al punto chiamato Osservatorio, una balconata circolare che fa riferimento all’osservatorio esistente a Chichén Itzà. Scendendo le scale, queste con un riferimento al serpente piumato che altro non è che Katun stesso, si arrivava – allora era l’unica via d’accesso all’area – nel cuore di Sian Ka’an. Tutti templi, sempre ispirati alle architetture di Uxmal, erano adattati alle esigenze delle varie attività che ospitavano food, beverage e store. Al centro, come riferimento iconografico e anche fotografico, è stata installata la figura del Chac Mool, la divinità sulla quale ancora oggi molti si siedono sopra e si fanno i selfie. Sapevate che storicamente veniva usata come base per i sacrifici umani?

Oltrepassato il colonnato, si arriva ai piedi della stazione di Katun, per la quale l’ispirazione è stato il tempio principale di Palenque. A lato, se ci fate caso, c’è una piazzetta quadrata, con quattro steli agli angoli. Altre due sono sempre nella città, posizionate in altri punti. Tutte e sei costituivano un percorso didattico per conoscere meglio la civiltà dei Maya, tanto che venne prodotto anche un piccolo testo a libretto per tutte le scolaresche in visita al parco.

Il concept di Katun è legato al viaggio dimensionale attraverso gli Stargate. Quando dalla B&M sono arrivati i disegni tecnici delle coperture dei veicoli dell’attrazione, noi abbiamo realizzato i primi concept dell’aspetto che doveva avere, un serpente piumato con un occhio rosso che guardasse minaccioso i viaggiatori.

Luca Bezzi durante una lezione
Luca Bezzi durante una lezione

So che insegni in una scuola, com’è stato il passaggio da alunno a docente?

Uno dei miei desideri è stato sempre quello di poter restituire quello che ho ricevuto, per cui mi sarebbe sempre piaciuto diventare insegnante di discipline artistiche al mio Liceo. Purtroppo, non abbiamo avuto ancora il timing giusto, ma nel tempo ho avuto il privilegio e la soddisfazione di insegnare grafica e illustrazione a Ravenna sia per la ENGIM e poi per la LABART. L’esperienza dell’insegnamento è per me una gran fonte di energia e ispirazione, perché è utile e formativo per un docente mettersi sempre in discussione, preparare al meglio le lezioni affinché possano essere coinvolgenti e che possano trasmettere energia oltre che nozioni.

Studio di loghi, Mirabilandia
Studio di loghi, Mirabilandia

Quanto è stato importante per il tuo processo di crescita la formazione?

La formazione è il mio processo di crescita. Sono convinto e certo che se smettessi di formarmi, sarei finito, dal punto di vista tecnico e creativo. Formarsi non vuole dire per forza fare corsi. Formarsi vuol dire anche avere l’umiltà di non avere certezze di sapere già tutto, avere l’umiltà di domandare, scardinare, smontare per capire, rimettere insieme, sbagliare e ricominciare. Formarsi vuol dire avere la capacità di ascoltare e interpretare. Formarsi vuol dire anche viaggiare, scoprire e assorbire per poi reinterpretare. Da un punto di vista formale ho seguito un percorso lineare: sono stato studente, poi professionista e in seguito docente ma ogni tanto mi piace tornare sui banchi, rimboccarmi le maniche e fare nuove esperienze.

Atlantica, Europa Park. Ipotesi di concept eseguiti durante le live su Twitch
Atlantica, Europa Park. Ipotesi di concept eseguiti durante le live su Twitch

Concludiamo parlando di oggi, sei ancora attivo nel settore dei parchi a tema?

Non ho mai smesso di disegnare e contemporaneamente di lavorare anche per il mondo dei parchi tematici. Negli ultimi anni soprattutto, grazie anche alla rete di rapporti che nel tempo ho costruito e alle belle persone che ho conosciuto lungo il mio cammino, alcune di queste spero di averle a fianco per molto tempo.

Da circa un anno faccio anche delle dirette sulla piattaforma Twitch dedicate al mondo della grafica e illustrazione per i parchi a tema. Stiamo costruendo una bella community.

Posso concludere dicendo, rivisitando una nota frase di Walt Disney, che non smetterò di lavorare, continuerò a disegnare finché ci sarà voglia di stupirsi.

Iscriviti al CLUB per ricevere
IN ANTEPRIMA
tutti i programmi dei miei viaggi
e non solo...

0 Condivisioni

6 commenti su “Il graphic designer nei parchi a tema”

  1. Ci tengo a ringraziare Davide e Sergio per questa bellissima intervista.
    Bravi, non perché avete intervistato me ma perché con i vostri articoli contribuite ad aumentare e alimentare la cultura del divertimento in Italia.

    Rispondi

Lascia un commento

Giorni
Ore
Minuti
Secondi
Il BLACK FRIDAY E' FINITO